Funambolo tra intolleranza e libertà
Ieri era il 25 aprile e, come ogni anno, dal 1946, in Italia si festeggia la liberazione definitiva dal Fascismo. Come ogni commemorazione, l’obiettivo è di non dimenticare gli errori del passato al fine di non ripeterli e, come ogni avvenimento, la festa è stata indetta in uno slancio di entusiasmo e di sentita coscienza, ancora fresca delle profonde ferite della guerra e del regime liberticida delle camicie nere. Come in ogni abitudine, però, le azioni diventano automatiche e spesso ci si dimentica delle vere ragioni che hanno portato alla loro origine. Di conseguenza si dimenticano proprio quegli errori che si cercava invece di correggere. È un po’ il caso del Fascismo visto oggi. Giudicare qualcosa, in generale, è difficile, che sia essa una persona, una Nazione, un’azione, un’idea o una comunità e tanto altro. È difficile poiché bisogna conoscere tutte le componenti, le varianti, che ne costituiscono l’essenza, oltre alla necessità di conoscere il contesto e la storia che hanno portato all’oggetto del nostro giudizio. Sul fascismo sono state spese galassie di parole e, benché ci sia un numero non esiguo di persone che ne difende alcuni principi reputati giusti, la maggior parte della gente lo condanna senza possibilità d’appello. Quello che si sente dire spesso è che sia intollerabile che qualcuno possa difendere le idee fasciste. Innanzitutto, nessuno possiede la verità, né io, né nessun altro essere umano, per cui il giusto al 100% non esiste. Essere d’accordo o non d’accordo con il fascismo ha poco senso poiché il fascismo non è un’entità singola, ma è un insieme incommensurabile di fenomeni, di idee, di persone, di azioni e di ideologie. Condannare in toto tutti questi elementi non ha alcun senso né scientifico né etico, così come appoggiare il fascismo in toto non significa nulla (oppure bisogna accettare il fatto di sostenere o condannare cose che si ignorano completamente). La scelta semmai può essere applicata, per esempio, al governo fascista. Si mette tutto ciò che si sa su una bilancia, elementi positivi da un lato, i negativi dall’altro, e si osserva il risultato. In questo caso, molti vedono l’ago pendere verso il lato negativo e io condivido pienamente questa visione.
Ma facciamo attenzione a cosa esattamente provoca tutto questo peso dal lato nero della bilancia, poiché, e qui la metafora cade a pennello, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Si ricorda che la leggenda che vuole che molti nonni abbiamo detto che durante il fascismo si viveva modestamente ma si viveva bene e che si dormiva con la porta aperta, è assolutamente vera. Io personalmente ho conosciuto persone che me ne hanno parlato in questi termini, mio nonno compreso. E sono altrettante vere le leggende sui partigiani che rischiavano seriamente la vita, o la perdevano, nel tentativo di sopprimere il regime fascista che li soggiogava come vermi.